24 GIUGNO 1947: L’UFOLOGIA ENTRA NELLA STORIA

di Patrizio Caini

 

                  

Il primo avvistamento ufologico che destò l’interesse e la curiosità dei mass-media e dell’opinione pubblica internazionale fu senza ombra di dubbio quello occorso a Kenneth Arnold (1915-1984), facoltoso uomo d’affari statunitense di Boise (Idaho), nel primo pomeriggio di una soleggiata giornata di prima estate, l’ormai storico Martedì 24 Giugno 1947. Esso ebbe anche il merito di richiamare l’attenzione delle autorità militari, in particolare quella dell’U.S.A.F. (United States Air Force: Aeronautica Militare degli Stati Uniti d’America), segnando così l’inizio dell’”era dei dischi volanti”.

Quel giorno Arnold decollò dall’aeroporto della cittadina di Chehalis, nello stato di Washington (a nord-ovest degli U.S.A.), con il suo aereo personale, un piccolo monomotore (un Callair triposto), diretto a Yakima, sempre nello stato di Washington, a circa 175 Km più ad est. Secondo un’altra versione, riportata nel libro “L’ufologia: le teorie e i fatti” di Franco Ossola,  l’aereo che Arnold pilotava era un apparecchio progettato per sorvolare a bassa quota i rilievi orografici e la missione del pilota consisteva nel localizzare un aereo da trasporto della marina, un C-46, precipitato nella zona delle Cascade Mountains. Verso le tre del pomeriggio Arnold stava sorvolando la zona del Monte Rainier, in vicinanza delle Cascade Mountains, quando la sua attenzione venne improvvisamente distolta da alcuni bagliori luminosi intermittenti provenienti dal lato sinistro, lampi di luce che, ad un esame più accurato, il facoltoso uomo d’affari interpretò come un fenomeno di riflessione dei raggi solari sulla superficie di nove inusitati oggetti volanti non identificati (O.V.N.I.) di morfologia semicircolare. I misteriosi aeromobili, che volavano in direzione nord-sud ad elevatissima velocità ed uno dietro l’altro in formazione a scala ossia con il primo in assetto di volo alla quota più alta e l’ultimo a quella più bassa, provenivano dalla direzione del monte Baker, seguendo quindi una traiettoria perpendicolare a quella di Arnold che si dirigeva invece a ovest-est. I velivoli serpeggiavano letteralmente tra le catene montuose, sorvolandole a bassa quota ed effettuando manovre impensabili per un qualsiasi aereo dell’epoca e nonostante la loro velocità fosse incredibilmente elevata, il testimone fu comunque in grado di localizzarli sulla perpendicolare delle Cascade Mountains, ad una distanza dal suo monomotore di circa 30-40 Km. Poiché nella direzione di volo dell’aereo di Arnold si stagliavano i monti Rainier e Adams, il pilota, cronometrando il tempo che gli O.V.N.I. impiegarono per percorrere la distanza tra le due cime, quantificato in 1 minuto e 42 secondi e conoscendo la distanza stessa, stabilita in 75 Km, fu in grado di computare una velocità media di crociera di 2647 Km/h!!

In letteratura si legge sovente che gli oggetti volanti non identificati avvistati e descritti da Arnold presentavano una morfologia circolare o semicircolare, tuttavia tale tipologia morfo-strutturale non corrisponde a quella in cui il ricco business-man dell’Idaho ascrisse gli aeromobili della cui trasvolata fu testimone, in quanto egli stesso sottolineò che i velivoli non erano caratterizzati da una coda e nel rapporto che stese personalmente e poi inoltrò all’A.T.I.C. (Air Technical Intelligence Centre) li disegnò a forma di tacco. In altre illustrazioni, tuttavia, realizzate sempre sulla base della descrizione di Arnold, gli stessi aeromobili sono invece a forma di luna crescente o discoidali ed in quest’ultimo caso sono ritratti con un’apertura centrale ed una sorta di tacco in corrispondenza della porzione mediana della circonferenza. Il peculiare quanto bizzarro moto oscillatorio manifestato dagli oggetti fu descritto da Arnold in vari modi: “natanti in acque mosse”, “code di aquilone agitate dal vento” o “anitre collegate tra loro da un filo invisibile”, ad indicare, con quest’ultima pittoresca espressione figurata, che la componente oscillatoria del moto del primo aeromobile sembrava trasmettersi agli altri otto. I barbagli intermittenti che così prepotentemente attirarono l’attenzione di Arnold alla guida del suo aereo, erano generati dalla superficie degli aeromobili che, da un assetto di volo di taglio, inclinandosi, si disponevano di piatto, esponendo in questo modo la superficie della struttura e riflettendo di conseguenza i raggi solari. Il business-man stabilì che il diametro degli oggetti dovesse essere di circa 15 metri e che lo spessore fosse pari ad un ventesimo della superficie. L’avvistamento perdurò per 3 minuti e la formazione di O.V.N.I. uscì dal campo visivo del pilota non appena i misteriosi velivoli ebbero valicato la cima del monte Adams. Arnold arrivò a destinazione un’ora dopo essere decollato ed all’aeroporto della cittadina di Yakima consegnò un dettagliato rapporto sull’avvistamento al comandante dell’aeroscalo, il quale, ricercando una spiegazione convenzionale, ipotizzò che i velivoli osservati dal pilota fossero in realtà missili teleguidati provenienti dalla base aerea di Moses Lake. Il giorno successivo Arnold segnalò personalmente l’accaduto al quotidiano di Pendleton, l’“East Oregonian” e fu proprio in quella circostanza che il testimone, in virtù del moto oscillatorio ed apparentemente “quantizzato” manifestato dai nove oggetti, dichiarò che gli erano sembrati “come piatti saltellanti su una superficie d’acqua”. Nel dispaccio che fu successivamente diramato all’Associated Press, il giornalista William Bequette equivocò la colorita similitudine adottata da Arnold per delucidare la tipologia motoria degli aeromobili ed utilizzò il termine “piatti” riferendosi erroneamente alla loro morfologia anziché alle inesplicabili caratteristiche prestazionali di volo. Il giorno dopo su tutti i periodici l’opinione pubblica lesse “piatti volanti” (flying saucers) e a partire da quel momento questa impressiva espressione figurata venne adottata da tutti i paesi del mondo per designare gli O.V.N.I..

Le autorità governative e militari dimostrarono subito un giustificato interesse per l’avvistamento e lo stesso Joseph Allen Hynek (1910-1986), eminente astrofisico statunitense, consulente scientifico dell’U.S.A.F. per oltre venti anni e figura di studioso nota agli addetti ai lavori per essere il padre dell’ufologia moderna, avanzò l’ipotesi secondo la quale Arnold avrebbe assistito al passaggio di una mera formazione di jet militari e motivando tale argomentazione, sottolineò come alla distanza alla quale egli si trovava non sarebbe stato possibile distinguere chiaramente i dettagli di velivoli aventi un diametro così ridotto quale quello, pari a 15 metri, con cui Arnold riferì le dimensioni apparenti dei misteriosi aeromobili da lui osservati. I convinti assertori della natura ufologica dell’avvistamento, di contro, replicano, facendo notare che l’illustre astrofisico commise un imperdonabile errore di valutazione nel non considerare che le stime effettuate da Arnold, per sua stessa ammissione, erano alquanto approssimative e per questo non del tutto attendibili. La totale assenza di aerodinamicità di quella che doveva essere l’equivalente della fusoliera di un apparecchio convenzionale, peraltro assolutamente non funzionale al volo, l’elevatissima velocità per l’epoca (era il 1947!!!) ed il bizzarro moto oscillatorio ed apparentemente “quantizzato” già menzionati, in aggiunta al fatto che il testimone godeva di piena credibilità e considerazione professionale, gettavano un impenetrabile velo di mistero sulla reale natura dell’avvistamento del 24 Giugno 1947 che, a ragione di ciò, sembrava destinato a rimanere senza soluzione per molto tempo  ancora.

Sulla scia di Hynek altri ricercatori tentarono di formulare ipotesi scientificamente plausibili che non contemplassero la possibilità che gli aeromobili osservati da Arnold fossero esogeni al pianeta Terra, ipotesi dall’amaro sapore di assurde elucubrazioni teoretiche prive di ogni fondamento scientifico ma presentate come dotte ed eleganti riflessioni di eminenti studiosi investiti del “potere dell’onniscienza” dai santuari accademici della scienza ufficiale ed istituzionale. Una di queste ambigue e controverse figure di “infallibile” ricercatore è senza alcun dubbio il Prof. Donald Menzel, il quale, prima ridimensionò l’avvistamento di Arnold teorizzando che ciò che quest’ultimo aveva visto erano in realtà “nubi di nevischio” trasportate dal vento, poi ricondusse gli O.V.N.I. ad una sorta di miraggio ed infine suggerì, con malcelato orgoglio cattedratico, che la soluzione del mistero si celava, ben nascosta, tra le pieghe della fisica dell’atmosfera, la quale, in combinazione con l’eternamente invocato fenomeno soggettivo di dispercezione visiva, aveva “trasformato” nove aeromobili in formazione a scala in altrettante gocce di condensazione formatesi sul finestrino dell’aereo. La stessa U.S.A.F., tuttavia, non prestò mai molta attenzione a tali ipotesi, considerate incompatibili non solo con la grande esperienza e competenza professionale di Arnold ma anche con alcuni dettagli tecnici dell’avvistamento ed alla fine fu costretta, suo malgrado, ad archiviare il caso ed a classificarlo, come da regolamento, con la sconfortante e sconcertante dicitura “inspiegato”.

Il 23 Settembre 1947 il capo responsabile dell’A.T.I.C. inviò un’esplicita missiva all’U.S.A.F. nella quale veniva riconosciuta, al di là di ogni dubbio, la realtà oggettiva della “nuova” fenomenologia ufologica e suggerita di conseguenza l’istituzione di organismi governativi e militari che, nell’ambito degli apparati militari e delle agenzie d’Intelligence, investigassero scientificamente ed in modo sistematico sull’origine e la natura degli O.V.N.I., anche e soprattutto al fine di garantire la sicurezza nazionale.

Nel 1995 fanno la loro comparsa due documenti ufficiali che attestano e convalidano definitivamente la realtà dell’avvistamento effettuato da Kenneth Arnold quasi mezzo secolo prima, di cui uno consiste in un’epistola inviata niente meno che all’U.S.A.F., nell’Agosto 1947, da un prospettore minerario di nome Fred Johnson e l’altro in un rapporto redatto dall’F.B.I. (Federal Bureau of Investigation) in cui viene confermata l’attendibilità testimoniale di Arnold. Nella missiva inviata all’U.S.A.F. da Fred Johnson, costui informa l’aeronautica di un avvistamento avuto il 24 Giugno 1947, alla stessa ora e nello stesso luogo in cui si verificò anche quello ben più noto di Kenneth Arnold ed avente come protagonisti strani oggetti volanti che sorvolarono la zona delle Cascade Mountains e che, al loro passaggio, misero temporaneamente fuori uso la bussola del testimone. La palese correlazione temporale di causa-effetto dei due eventi e cioè il passaggio degli O.V.N.I. ed il malfunzionamento dello strumento, induce a postulare che quest’ultimo sia stato oggetto di una significativa interferenza elettromagnetica determinata presumibilmente dall’emissione di un campo elettromagnetico da parte degli aeromobili, emissione a sua volta verosimilmente imputabile al peculiare ed ignoto meccanismo di funzionamento del sistema propulsivo di quest’ultimi. Il prospettore minerario descrisse gli oggetti che aveva visto da terra in modo similare se non analogo a quello con cui li aveva definiti Arnold ed ambedue i resoconti testimoniali, oltre a confermarsi reciprocamente, si integrano e si completano a vicenda. Nel rapporto steso dall’F.B.I. l’avvistamento occorso a Fred Johnson venne archiviato e classificato con la stessa frustrante dicitura di quello di Kenneth Arnold: “inspiegato”. Il caso non ha mai trovato soluzione.



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