RAPPORTO ITALIA 1999


Capitolo Quarto
Giovani/Anziani





Scheda 40
Ufo al popolo:
l'ufologia dei giovani radicali







Il 4 aprile del 1998 a S. Marino, nel corso dell'annuale convegno di ufologia tenuto annualmente dal CUN (Centro Ufologico Nazionale), una presenza inattesa e inedita sconvolge l'abituale svolgersi delle relazioni e il pubblico internazionale presente in sala. Un gruppo di una decina di giovani occupa pacificamente il teatro, legge un comunicato, distribuisce dei volantini e apre un enorme striscione rosso con su scritto "UFO AL POPOLO".
Più tardi si scoprirà che quei giovani fanno parte di un collettivo politico-ufologico proveniente dall'area dei centri sociali e che il loro intervento a S. Marino è l'esordio pubblico di un'area dissidente dell'ufologia italiana.

Le origini americane dell'ufologia

Ma la storia dell'ufologia moderna inizia almeno cinquant'anni prima negli Stati Uniti; più precisamente, essa sceglie il 24 giugno del 1947 come propria data di nascita. Quel giorno il pilota americano Kenneth Arnold avvistò una formazione di oggetti volanti che per velocità e forma, a detta dello stesso Arnold, si presentavano come aereovelivoli non convenzionali.
Notizie di avvistamenti di oggetti volanti non identificati (UFO) si erano avuti anche prima di quella data, ma la precisione del resoconto di Arnold (informazioni sul luogo dell'incontro, velocità approssimativa degli oggetti avvistati, credibilità del testimone) ne fanno un caso esemplare per l'affermazione di uno specifico campo di interesse. Dal 1947 la denuncia di avvistamenti e la casistica su oggetti volanti non identificati che spesso assumono la forma di dischi, si fa impressionante: solo tra l'aprile e il luglio del 1947 furono denunciati oltre 850 casi. La portata del fenomeno divenne così ampia da richiedere l'istituzione di una commissione d'indagine da parte dell'aviazione americana (l'USAF, United States Air Force) per lo studio e la raccolta di dati su questi fenomeni. Nacque così la commissione Blue Book, a cui negli anni Sessanta e Settanta faranno seguito altre commissioni d'indagine che giungeranno a spiegare in termini convenzionali le apparizioni di UFO. Una febbre, questa, in parte alimentata dalle fortune della cinematografia di fantascienza, che produrrà ondate consistenti di avvistamenti e che le commissioni di indagine spiegheranno in modo spesso sbrigativo. Una "leggerezza" che darà il via allo studio del fenomeno UFO da parte di privati cittadini, presto organizzati in associazioni ufologiche, che imputeranno all'USAF e alle altre organizzazioni governative un preciso intento disinformativo (cover-up). Significativo allora è il fatto che l'ufologia statunitense prenda ufficialmente avvio con le dimissioni nel 1960 di Joseph A. Hynek (l'inventore della classificazione degli incontri ravvicinati) dal progetto Blue Book.
Di fatto, l'atteggiamento degli organismi governativi nei confronti del fenomeno UFO è molto complesso. Il dilagare della febbre da oggetto non identificato ha probabilmente rappresentato, al di là della sua natura, un problema d'ordine pubblico nell'America degli anni Cinquanta. Significative in questo senso le raccomandazioni dell'antropologa Margaret Mead, che consigliava le autorità statunitensi di minimizzare il fenomeno UFO onde evitare crisi anomiche. Nonostante quella politica di ridimensionamento da parte delle autorità governative, la suggestione di un incontro tra terrestri ed extraterrestri finirà per assumere, con il cosiddetto contattismo, un ruolo centrale nell'ufologia (il contattista è una persona che sostiene di avere rapporti ripetuti con esseri extraterrestri). Il contattismo si presenterà in due principali varianti: una di natura più laica e materialista (rappresentata dall'americano George Adamski) e interessata all'interscambio tecnologico e culturale con specie provenienti dallo spazio; l'altra messianica e avventista (rappresentata da sette come quella del francese Rael) in cui gli extraterrestri sono visti come creature di natura divina.
I contattisti sono personaggi che negli anni Ottanta verranno progressivamente marginalizzati a favore di soggetti più consoni ad una spiegazione "scientifica" del fenomeno, come rapiti da alieni o testimoni occasionali. Se infatti il contattista impone la propria interpretazione del fenomeno innescando un certo proselitismo, la passività dei testimoni occasionali e dei rapiti (le cui esperienze rimosse sono recuperabili solo attraverso l'ipnosi) lascia tutto lo spazio all'autorità interpretativa delle istituzioni ufologiche.

L'ufologia in Italia

In Italia l'ufologia emergerà con almeno un decennio di ritardo rispetto ai clamori statunitensi, caratterizzandosi in maniera peculiare per quanto riguarda le organizzazioni civili. È dunque necessario seguire l'evoluzione di questo panorama per contestualizzare con esattezza l'originalità delle nuove generazioni di ufologi italiani e per comprenderne al meglio le caratteristiche. Una periodizzazione generalmente accettata distingue tre fasi:

1.. Le origini (1950-1964) 
In questo primo periodo l'interesse di natura esoterica ed esotica è, in gran parte, legato alle poche informazioni che giungono sulla stampa italiana dagli Stati Uniti. L'ufologia è storia strettamente legata a isolati pionieri. Solo intorno al 1954, a seguito di numerosi casi di avvistamenti UFO nei cieli italiani, il pittore fiorentino Ernesto Tahyaht darà vita alla prima associazione ufologica il CIRNOS (Centro Indipendente Raccolta Notizie Osservazioni Spaziali). Più tardi anche il console Alberto Perego fonderà il CISAER (Centro Italiano Studi Aviazione Elettromagnetica Roma) giungendo, con la prima interrogazione parlamentare in materia di oggetti volanti (1957), a coinvolgere le istituzioni sul problema "UFO". È questo un periodo contraddittorio dove i pochi appassionati affastellano ipotesi disomogenee e originali che solo nel 1963 troveranno spazio di confronto sulla prima rivista di ufologia italiana: Clypeus.

1.. Lo spontaneismo (1965-1978) 
Nel 1965 si assiste alla nascita della prima organizzazione ufologica con rilevanza nazionale, il CUN (Centro Ufologico Nazionale) sorta con l'obiettivo di unificare la raccolta d'informazioni e la riflessione sulla tematica ufologica in una prospettiva scientifica. Un tentativo che si dimostrerà vincente solo nel lungo periodo: infatti questa seconda fase dell'ufologia è caratterizzata in maniera decisiva dallo spontaneismo di piccoli gruppi che trovano nello skywatching lo strumento privilegiato di analisi e verifica del fenomeno. Una pratica che alimenta la coesione dei vari gruppi e ne permette la diffusione. Si calcola che nel 1974 ne esistessero circa cinquecento. Uno spontaneismo che ricalca in parte la situazione politica dell'Italia degli anni Settanta caratterizzata dalla proliferazione di gruppi e gruppuscoli di estrema sinistra.

2.. L'ufologia "scientifica" (1978-1997) 
Solo intorno alla fine degli anni Settanta, e in particolare in corrispondenza dell'ondata di avvistamenti del 1978, il CUN riacquisterà il prestigio e la centralità cui mirava programmaticamente. Esso riuscirà a contenere al suo interno le diverse anime dell'ufologia solo grazie alla fuoriuscita, nel 1973, dell'ala più rigorosamente scientifica del CNIFAA (Comitato Nazionale Indipendente per lo studio dei Fenomeni Aerei Anomali). Gli scissionisti avranno vita breve e la loro dipartita si rivelerà fondamentale per l'integrazione delle diverse anime dello spontaneismo ufologico in seno al CUN.
Il CUN acquisterà da allora sempre più credibilità fra gli appassionati e quando dodici anni dopo si assiste ad una seconda scissione, che ripropone una contrapposizione simile a quella emersa nel 1973, l'istituzionalizzazione dell'ufologia è ormai un fatto compiuto e gli esiti saranno diversi.
Infatti, quando nel 1985 dal CUN si distacca un gruppo consistente di associati per dar vita al CISU (Centro Italiano Studi Ufologici, attualmente la seconda istituzione nazionale per ampiezza e visibilità), l'ufologia può ormai contare su un bagaglio esplicativo consistente e coerente. Per quanto la divisione comporti un'importante riorganizzazione logistica, la situazione è ormai definita. Il passaggio dal monopolio CUN al bipolarismo conflittuale CUN-CISU, sembra sanzionare una definitiva stabilità nel panorama delle organizzazioni che terrà fuori solo i gruppi di matrice mistica.
Il bipolarismo realizzato dal CISU (più scettico verso l'ipotesi extraterrestre e che rivendica l'utilizzo di metodologie scientifiche) e dal CUN (ora più interessato ad un divulgazionismo di stampo statunitense e ad una "politica" che ha radici nel contattismo laico) ha alla base un comune approccio "scientifico" che si risolve nell'identificazione dell'UFO a partire da una separazione fra evento e spiegazione, ovvero fra testimone e ufologo. Un bipolarismo che ha assorbito, fino al 1998 (anno in cui come vedremo diverrà pubblico il discorso proposto dall'ultima generazione ufologica), pressoché la totalità d'interesse dell'ufologia nazionale.

Storia dell'ufologia radicale

Nel 1990 esplode il movimento delle occupazioni universitarie, un momento di accelerazione della riflessione giovanile intorno alla riproduzione dei saperi che coinvolge centinaia di migliaia di studenti in tutta Italia. Una riflessione critica che investe direttamente le problematiche universitarie, ma che inevitabilmente finisce per coinvolgere un vasto insieme di aspetti: politici, culturali, sociali, ma anche esistenziali. È un momento di rimessa in discussione del Sapere, ma anche di quei saperi personali relativi all'immediato contorno sociale. Musica, arte, mass-media, tecnologie, rapporti interpersonali, diventano argomenti di critica e di confronto, in un ripensamento, spesso radicale, della vita quotidiana a cui non hanno potuto sottrarsi nemmeno ambiti disciplinari più ristretti come, fra gli altri, quello dell'ufologia. In alcuni gruppi l'UFO diviene la metafora di una irriducibilità alle dinamiche del "sistema dominante"; l'UFO è l'icona giusta per rappresentare il proprio sentirsi "alieni" in un mondo che sembra non comprenderli.
Lo stesso simbolo che rappresenterà il movimento del Novanta è una pantera, presa a prestito dalle pagine della cronaca, che in quei giorni sfuggiva ai tentativi di cattura e che, comparendo inaspettatamente e scomparendo altrettanto repentinamente, dava luogo a segnalazioni e avvistamenti che ricordano da vicino le modalità della fenomelogia ufologica. Pur restando del tutto scorretto appiattire il movimento del Novanta sulla metafora dell'UFO, è comprensibile come alcuni elementi possano averla assunta in perfetta sintonia con il resto dei loro compagni.
Quel movimento si caratterizza, inoltre, per un'accelerazione supportata tecnologicamente nella circolazione di persone e informazioni (tanto da essere definito il "movimento dei fax") che, oltre a permettere il funzionamento sincronico del movimento stesso, consente a sensibilità sottoculturali come quella ufologica di cominciare a tessere una propria rete di relazioni in parte indipendente dal resto del movimento stesso. Nel contesto movimentista hanno modo di incontrarsi fra loro quei soggetti che oltre alla comune tensione verso la trasformazione dell'università (e della realtà tutta) condividono la passione per UFO e alieni. A quei tempi non si parlava ancora di "ufologia radicale", ma è qui che nasce quell'infrastruttura nazionale di soggetti sulla cui base si innesterà il network di un'ufologia dissidente. Sono incontri informali fra sacchi a pelo e bombolette spray in atenei temporaneamente "liberati" a Roma, a Palermo, a Bologna, a Firenze, a Milano, quelli in cui nasce una riflessione che integra senza soluzione di continuità UFO e "rivoluzione".
Il network informale dell'ufologia dissidente dovrà attendere ancora due anni prima di ufficializzarsi in una vera e propria rete. Nel 1992 da Arezzo parte la proposta di un'organizzazione per collettivi territoriali integrati in una rete nazionale (il "Network dell'Ufologia Radicale") con funzioni di supporto alle iniziative promosse dai singoli nodi.
In aperta polemica con le strategie e le metodologie dell'ufologia istituzionalizzata, l'Ufologia Radicale (da qui UR) si doterà, almeno inizialmente, di una struttura in cui gli strumenti di comunicazione postali e telematici, come gli incontri vis-à-vis, rappresentano prevalentemente un mezzo per la riflessione dell'in-group e non di apertura verso l'esterno.
In tale ambito di chiusura programmatica, nasce il primo bollettino a circolazione interna dell'UR: la sua stesura non periodica è funzionale all'approfondimento di tematiche specifiche emerse durante gli incontri. La cura del bollettino è demandata di volta in volta all'iniziativa di singoli gruppi e questo spiega il motivo per cui quei pochi fogli quasi sempre fotocopiati siano così disomogenei dal punto di vista linguistico ed estetico.
Anche rispetto al suo strumento di comunicazione, l'UR si pone in netta controtendenza rispetto ad una visibilità emergente che in quegli anni caratterizzerà l'area dei centri sociali occupati: di fatto, la persistente "segretezza" di cui si dota il network dell'UR è giustificata ideologicamente da un'interpretazione in chiave cospirazionista dell'ufologia. Una segretezza che porta al rifiuto del confronto con l'ufologia "istituzionale" ritenuta omogenea a quegli stessi apparati di Stato colpevoli della mistificazione del fenomeno UFO. Si tratta in realtà di un retaggio che trova la sua giustificazione ideologica nelle stesse riflessioni di quell'ufologia che si critica duramente laddove essa si rifà esplicitamente al folklore dell'ufologia statunitense: aree segrete dove si conducono esperimenti sugli alieni (Area 51), servizi segreti preposti alla dissimulazione della presenza di extraterrestri sul pianeta (Men In Black), repressione poliziesca dei ricercatori della verità sugli UFO. Le stesse suggestioni che alimentano il successo di serie televisive come X-Files e che appassionano quelle centinaia di migliaia di giovanissimi che potrebbero rappresentare la base di un movimento ben più ampio rispetto a quello che l'UR ha espresso fino ad allora.
Il 1998 segna un momento di mutamento forte nella politica pubblica del network. La performance di S. Marino da parte del collettivo romano MIR (Men In Red) rappresenta una sorta di rito di passaggio ascrivibile ad una nuova sensibilità post-cospirazionista che vedremo meglio in seguito. Il collettivo protagonista di quella "occupazione" decide di accettare il confronto e, sebbene con toni aspri, apre il primo canale di comunicazione fra "ufologia" e "ufologia radicale", rompendo così quella sorta di autoreferenzialità carbonara che aveva caratterizzato gli esordi. La successiva uscita della rivista MIR Men In Red, che avrà distribuzione nel circuito pubblico delle librerie, sarà poi la sanzione definitiva di questo passaggio che di lì a poco accrediterà l'UR quale "terzo polo" dell'ufologia nazionale.

Le idee dell'ufologia radicale

La proposta dell'UR si caratterizza subito come anomala nel panorama ufologico sia nazionale che internazionale. L'accesa contrapposizione con la "politica dei Centri" ufologici si giustifica sulla base di un'organizzazione orizzontale e non gerarchica: "Basta esprimere una attitudine politica e ufologica vicina a quella dell'ufologia radicale per entrare a far parte del network segnalando la propria esistenza al più vicino gruppo che già partecipa al network" (cfr. rivista MIR n. 2, pag. 48). Nell'organizzazione del network dell'UR sembra venir meno quella struttura propria delle organizzazioni ufologiche tradizionali dotate di un vertice decisionale e di una precisa distribuzione dei compiti. L'orizzontalità dell'UR, oltre a riflettere la vocazione movimentista e ad integrarsi perfettamente alla struttura logica della rete Internet (divenuto oggi lo strumento principe di coordinamento) e alle realtà controculturali che essa animano, sembra produrre il dissolversi di quel dualismo fra avvistatore e indagatore che è stato elemento centrale e caratterizzante della metodologia d'indagine dell'ufologia istituzionale.
Tale conflitto degerarchizzante emerge con forza là dove l'UR si fa promotrice di un'accesa denuncia contro le collusioni dell'ufologia istituzionale con gli apparati di Stato. Secondo la polemica promossa dagli appartenenti all'UR, colpa grave da parte dei centri ufologici sarebbe quella di rimandare in caso di avvistamento UFO alle forze di polizia: "In qualsiasi episodio relativo alla presenza di UFO vi trovaste coinvolti, avvertire immediatamente, in ogni caso, i Carabinieri della locale stazione e il Centro Ufologico Nazionale" (rivista MIR n. 1, pag. 9). Là dove i Centri promuovono l'idea di un contatto mediato dalle istituzioni dello Stato, la proposta dell'UR è quella di un "contattismo autonomo", orizzontale e autogestito: "Il contattismo autonomo è una pratica d'autoderminazione che presuppone il rifiuto della delega nella gestione del portato politico, scientifico e psicoemotivo dell'esperienza del contatto, a qualsivoglia rappresentanza terrestre o istituzione ufologica" (rivista MIR n. 2, pag. 48).
Il contattismo autonomo, assieme ad altre "esopratiche" proposte dall'UR, è la chiave di volta funzionale allo sviluppo di una "coscienza interplanetaria" terrestre (definita "esoplanetarismo") capace di rendere l'ufologia "elemento disfunzionale e non riducibile alle dinamiche di riproduzione del capitalismo".
Ma la stessa ipotesi di un contatto pubblico con gli alieni è subordinata al sovvertimento dei rapporti sociali terrestri: la lotta contro il capitalismo, in altre parole, non è condizionata da alleanze con extraterrestri, ma è essa stessa la precondizione al contatto. In questo senso, accanto a strategie originali (come il già menzionato contattismo autonomo), l'UR finisce per sposare quelle retoriche di riflessione che appartengono al repertorio classico delle sottoculture di estrema sinistra aggiungendo ad esse un retaggio originale che le proviene dallo spontaneismo ufologico degli anni Settanta.
L'assunzione della prospettiva "anticapitalista" è il momento più significativo di presa di distanza dell'UR dall'ufologia istituzionale; l'integrazione di questa prospettiva politica con il discorso propriamente ufologico diviene il tratto distintivo delle nuove generazioni d'ufologi. Mentre i due centri ufologici nazionali sono impegnati, oltre che ad indagare la natura del fenomeno UFO, in una campagna di reciproca denuncia che si innesta sulla critica più o meno serrata a specifiche istituzioni (la scienza, lo Stato), l'UR si trova nella posizione di poter cogliere il particolarismo di tali denunce proprio grazie all'estensione della sua critica all'intero sistema. L'originalità di una tale prospettiva consente all'UR di allargare lo specifico ufologico a territori di riflessione ad essa tradizionalmente distanti come quelli dell'arte, dell'architettura, della psichiatria, della filosofia, senza che queste discipline vengano ridotte a mera funzione di vassallaggio all'ufologia. L'integrazione originale di autori diversi come Marx, Debord, Bateson, Baudrillard, Virgilio, Adorno con ufologi come Hynek, Vallée, Adamski e Minazzoli, consente all'UR di riconfigurare e di dare nuovo respiro alla riflessione ufologica tradizionale.
Il debordamento interdisciplinare compiuto dall'UR ha l'indubbio risultato di ribaltare l'asse di conflittualità che i due centri italiani rappresentavano. L'incapacità di CUN e CISU di innestarsi nella contemporaneità postmoderna - ove dicotomie classiche come quella fra vero e falso, soggetto e oggetto perdono di senso - lascia spazio ad approcci nuovi, ludici, legati alla simulazione, nell'intricata trama del panorama ufologico.
Il nuovo asse ufologia/UR apre un territorio di conflittualità che vede il primo dei due contendenti con armi obsolete al confronto degli spazi dematerializzati della contemporaneità. La stessa attenzione dimostrata dalla stampa nei confronti del fenomeno UR, le contaminazioni che quest'ultima ha prodotto nella poiesi artistica di alcuni gruppi musicali, la curiosità innescata nella schiera degli intellettuali contemporanei, sembrano delineare una quarta fase dell'ufologia.


Tabella 1
Distribuzione geografica del campione di partecipanti al network dell'ufologia radicale

V.A. % 
Nord 23 41 
Centro 26 46 
Sud 7 13 
Totale 56 100 


Fonte: Eurispes-UR.


Un'ipotesi che trova conferme nei pochi dati quantitativi emersi dalla ricerca. Sebbene il numero dei partecipanti al network dell'UR possa essere stimato solo in maniera vaga e con tutte le cautele del caso intorno al migliaio di unità, altre informazioni (sempre da assumere con precauzione) raccolte nelle liste di discussione del network possono fornici un utile indicatore. Ci riferiamo non tanto alla distribuzione geografica dei partecipanti (Nord 41%, Centro 46%, Sud 13%) che è peraltro un dato conforme alla verificata capacità di intercettazione delle nuove tendenze da parte del Nord del Paese, quanto piuttosto ai dati emersi relativamente ad età e sesso dei partecipanti.

Tabella 2
Distribuzione per classi di età del campione di partecipanti al network dell'ufologia radicale

V.A. % 
<25 anni 26 47 
25-29 anni 18 32 
30-34 anni 9 16 
Da 34 anni in su 3 5 


Fonte: Eurispes-UR.

Tabella 3
Distribuzione per sesso del campione di partecipanti al network dell'ufologia radicale

V.A. % 
Maschi 34 61 
Femmine 22 39 


Fonte: Eurispes-UR.


Mentre non stupisce la giovane età (<25 anni 47%, 25-29 anni 32%, 30-34 anni 16%, da 34 anni in su 5%) sebbene confermi l'ipotesi del trend ascensionale, più significativo è, come già accennato, il dato relativo al sesso dei partecipanti. Va infatti ricordato come l'universo "classico" degli appassionati di ufologia sia caratterizzato da un netto predominio maschile in cui le figure femminili, in netta minoranza e salvo rare eccezioni (è il caso delle americane Coral Lorenzen o Paula Harris), ricoprono ruoli marginali emergendo solo nel ruolo-oggetto di "contattate" o "rapite". Una situazione tanto evidente da portare alcuni psicanalisti a parlare dell'ufologia in termini di comunità omosessuale latente (Straub, 1983). Il 39% di presenze femminili nell'universo dell'UR, oltre a segnalare una netta rottura con la "misoginia" ufologica del passato, sembra configurarsi come risposta più calibrata alle istanze della dinamica sociale.

Le pratiche dell'ufologia radicale

L'istituzionalizzazione delle principali organizzazioni ufologiche nazionali si è articolata lungo un percorso di riconfigurazione che ha reso visibile il vertice teorico e logistico, appiattendo necessariamente le spinte spontaneiste dell'ufologia di seconda generazione (1979-1985). In questa situazione il recupero di un'"ufologia di base" da parte dell'UR sta avvenendo sia attraverso un recupero di pratiche aggregative come quella dello skywatching, e altre, più o meno inedite, riconducibili a tendenze sottoculturali giovanili, sia mediante una appropriazione-rifondazione (un deturnamento) del linguaggio ufologico sedimentato. In questo senso ci è parso utile dividere le pratiche dell'UR in tre sottocategorie così da riconoscerne le funzionalità predominanti. Distinguiamo così pratiche legate a:

1.. l'affermazione di una distanza critica rispetto alle concezioni ufologiche tradizionali, ovvero l'affermazione di una irriducibilità alle logiche sociali che trova espressione esplicita nella "lotta" ai centri ufologici (ad esempio battaglie come quelle per il no-copyright, il reddito di cittadinanza, l'occupazione di spazi autogestiti, il contatto autonomo con extraterrestri e l'autodeterminazione dei rapimenti alieni);

a.. l'affermazione di un'originalità linguistica, mediante la reinvenzione di termini e concetti già in uso in campo ufologico, in modo da sviluppare un proprio specifico apparato simbolico (termini come: debunking, cover-up, esoplanetarismo, endoplanetarismo, alien dissident, sky-line, spectoufologia, etc.) e iconografico (un disco volante inscritto nella stella a cinque punte, il volto di un alieno sovrapposto al simbolo - il cerchio e la saetta - dei centri sociali);

b.. la fondazione e il consolidamento della coesione di gruppo, mediante pratiche "rituali" che consentono la costruzione di un'identità propria da contrapporre all'ambiente esterno (momenti di ritrovo collettivo come lo sky-watching, la deriva psicogeografica, il graffitismo riletto in chiave ufologica, techno-party, e pratiche alimentari identitarie come il vegetarianesimo). 

Un'ufologia emergente?

Particolarmente interessanti risultano inoltre le risposte, più o meno formali, che vengono dai due centri ufologici. Dai messaggi selezionati dalla mailing-list del CISU emerge un atteggiamento di assoluta chiusura e rifiuto di qualsiasi tentativo di interpretazione del fenomeno. Alcuni stralci: "Gli anonimi redattori hanno confezionato un godibilissimo pesce d'aprile"; "Tanto non farete altro che aggiungere folclore a folclore!!!"; "Tornate a bere il buon latte... lasciate stare "fumo" e alcolici!"; "Ostrega! Mi vago fondare i MIG (Men In Green), contro l'ufologia UFFICIALE E CENTRALISTA! Se ghe se' i ufologi autonomi, ga da esserche anca i ufologi AUTOMONISTI E PADANI!". È questo il tono medio delle risposte, un tono che si giustifica solo in parte con la veemenza critica con cui l'UR si è presentata nel panorama ufologico e con la repulsione che può destare il suo armamentario ideologico, ma che sembra essere piuttosto la spia di un'oggettiva incapacità teorica nell'affrontare il confronto sul nuovo territorio che va dispiegandosi. D'altronde l'UR sembra sottrarre al CISU il suo unico orizzonte di confronto, quello sull'attribuzione del fenomeno UFO. Diversa è invece la condizione di chi come il CUN, anche grazie a testate editoriali che funzionano da termometro sociale, è in grado di cogliere l'adeguatezza del paradigma proposto. Dalle pagine delle loro riviste, gli ufologi del CUN da un lato tentano un utilizzo ancora strumentale del fenomeno sul vecchio asse CUN-CISU: "Chi ha qualcosa da temere dal "grido di battaglia" dei MIR, "UFO AL POPOLO!" non siamo certo noi, bensì chi in mala fede ci avversa e da sempre tenta di ghettizzarci e farci stare zitti" (Notiziario UFO n. 18, giugno 1998). D'altro canto sembra coglierne pienamente l'attualità quando spiega il fenomeno come un "vago, ma evidente sintomo di quanto l'argomento (l'ufologia) stia incidendo nelle coscienze giovanili, sempre meno disposte al compromesso del potere" (Dossier Alieni n. 12, giugno 1998) tentando al contempo di recuperare le distanze concordi, un sistema in cui l'apparire prevale sull'essere richiede però di essere combattuto con le sue stesse armi. È così - dall'esterno ma anche dall'interno - che si fanno da sempre le rivoluzioni che funzionano".
Ma non è il piano politico o "rivoluzionario" a costituire l'elemento di innovazione dell'ufologia radicale. Questo, al contrario, pare rappresentare un limite alla comunicabilità del progetto, ma contemporaneamente è lo strumento che permette all'ufologia di assumere la distanza critica necessaria a rileggere se stessa e il suo universo. Se i redattori delle riviste del CUN riescono a cogliere questa innovazione è per le contiguità che essi hanno con le teorizzazioni della New Age. Come l'UR, anche la New Age nella sua compiutezza, rappresenta infatti una meta-riflessione adeguata alla postmodernità della fenomelogia UFO. Le testate editoriali del CUN si lasciano frequentemente contaminare da elementi tipici della New Age come le esperienze parareligiose di cultismo ufologico, la rilettura in chiave gnostico-ufologica delle sacre scritture, o la reinterpretazione di civiltà "magiche" come quelle egizia o precolombiana. Da questo punto di vista la complicità che sembra instaurarsi fra CUN e MIR prelude ad un nuovo asse conflittuale: post-materialismo/neo-materialismo. Alle tre caratteristiche chiave della New Age individuata da Michel Lacroix (cfr. L'ideologia della New Age, Il Saggiatore 1998) ovvero millenarismo, metafisica olistica e trasformazione individuale, l'UR risponde con simulazionismo, nuova razionalità e trasformazione collettiva.
Mentre il paradigma post-materialista dell'ufologia pare più definito e già in via di consolidamento, non sembra possa essere l'UR a poter definire integralmente il controaltare neo-materialista. È però evidente che i "ragazzi" dell'ufologia radicale rappresentano un primo significativo segnale in questo senso. Uno spostamento dell'asse ufologico tradizionale che sembra destinato a mutare radicalmente il territorio della riflessione ufologica. Uno spazio in cui le identità stanno già cominciando ad essere rimesse in gioco e che finirà probabilmente per costringere alcuni dei vecchi protagonisti a lasciare il campo, o ad una drastica riformattazione della propria visione del mondo.

 

 

 


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