Il Vaticano e il  SETI

 

Per quanto riguarda le ricerche esobiologiche, l’importante quesito dell’esistenza di vita extraterrestre venne trattato, nell'ambito di "Vacanze e cultura 2001 - La filosofia nei luoghi del silenzio" dallo Studio Filosofico Domenicano di Bologna, affiliato alla Facoltà di Filosofia della Pontificia Università S.Tommaso d'Aquino in Roma, dall’8 al 14 agosto. La serie di incontri, tenutisi nell’Eremo Camaldolese di Monte Giove a Fano e dal titolo "La vita dell'Universo e la vita nell'Universo", ha visto come relatori i professori Federico Delpino (fisico, astronomo dell'Osservatorio di Bologna) e Roberto Bedogni (Osservatorio Astronomico di Roma). "Le missioni spaziali hanno consentito la raccolta di una copiosissima messe di informazioni sui pianeti del sole, sui loro satelliti e le osservazioni che si vanno raccogliendo sulle stelle nei dintorni del sole hanno consentito di individuare un certo numero di stelle che possiedono pianeti e che consentono, forse, l'esistenza della vita", commentava nel depliant informativo il dottor Alfredo Caminale, dell'Associazione Culturale cattolica Accademia; ma già nel marzo 1999 la rivista Il Finanziere aveva pubblicato un'intervista al direttore della Specola Vaticana (l'Osservatorio Astronomico del Vaticano sito in Castel Gandolfo) Padre George Coyne. Questi, interrogato sulla reale esistenza di forme di vita aliena, ha dichiarato che "una risposta certa è impossibile in quanto le origini della vita sono ancora sconosciute persino in relazione al mondo da noi abitato. Non è quindi possibile formulare ipotesi su basi biologiche ma solo dal punto di vista fisico, cioè in relazione all'esistenza o meno di mondi in cui sarebbe possibile la vita, così come la conosciamo sulla Terra. Non disponiamo ancora di strumenti con una risoluzione così fine da poter individuare ed osservare corpi celesti dalle caratteristiche che li renderebbero abitabili, nel senso che essi siano adatti alla sopravvivenza ed allo svolgimento delle forme di vita da noi conosciute sulla Terra. Sinora abbiamo misure attendibili solo su una quindicina di grandi pianeti, che supponiamo inabitabili per la loro distanza dalla stella madre. Però abbiamo sufficienti conoscenze certe sulla formazione e sulla evoluzione dell'universo, per cui attraverso elaborazioni matematiche siamo in grado di ipotizzare che potrebbero esistere nell'universo 1017 pianeti simili alla Terra. Si tratta di un numero seguito da 17 zeri, quindi estremamente grande". Nel 1995 aveva dichiarato ad Avvenire, a proposito delle segnalazioni di avvistamenti UFO: "Io penso che quando qualcuno segnala un fatto che non si spiega, bisogna subito procedere ad accertamenti accurati. Ma senza saltare alle conclusioni. Perché la parola UFO è mal applicata. UFO sta per Unidentified Flying Objects, cioè oggetti volanti non identificati. Ma, almeno nel 95 per cento dei casi, ci siamo trovati di fronte a oggetti molto ben identificati, a fatti che una volta accertati hanno rivelato una spiegazione ovvia. Si trattava di aerei, di palloni sonda, di nubi di gas, di rifrazioni naturali, di altri fenomeni ottici. Insomma di cause chiaramente comprensibili. Quindi gli UFO fanno parte della fantascienza e non ancora della scienza". In quell’occasione, altrettanto scettico era stato sull’esistenza di vita extraterrestre lontana da noi. E nel 2002 avrebbe rincarato la dose. Scrisse il portale telematico IlNuovo.it il 7 gennaio 2002: "L'universo è tanto grande che sarebbe una follia dire che noi siamo un'eccezione". George Coyne, direttore dell'osservatorio astronomico del Vaticano, crede all'esistenza di altre forme di vita nella vastità del cosmo. Un parere condiviso anche da altri studiosi, e portatore di un significato particolare anche per la fonte da cui proviene: un'autorevole fonte scientifica, ma anche un religioso. Il direttore della Specola Vaticana, è infatti un gesuita. Il modo di interpretare il cielo dall'osservatorio spostato da Roma a Castelgandolfo per volere di Pio X, evidentemente è molto cambiato e la Chiesa, anche nei fatti, è lontanissima dai tempi della condanna di Galileo Galilei. Riguardo all'esistenza di vita nell'universo, una intervista al Corriere della Sera il religioso americano spiega che "per il momento non c'è alcuna evidenza scientifica della vita, ma stiamo accumulando osservazioni che indicano tale possibilità". Da scienziato Coyne ammette che "è una prospettiva che appassiona" e, pur invitando alla cautela, prova a immaginare gli effetti che avrebbe sulla fede la certezza dell'esistenza di altre forme di vita: "Questo ci dimostrerebbe che dio ha ripetuto altrove ciò che esiste sulla terra e nello stesso tempo toglierebbe dalla fede quel geocentrismo, quell'egoismo, se posso dire, che ancora la caratterizza". Coyne si spinge oltre: "Se io incontrassi un essere intelligente di altri mondi e mi rivelasse una sua vita spirituale e mi dicesse che anche il suo popolo è stato salvato da Dio mandando il suo unico figlio, mi domanderei come è possibile che il suo unico figlio sia stato presente in luoghi diversi. Pensieri simili sono una grande sfida". Il buio dell'universo è oggi molto meno oscuro, l'osservazione dell'uomo è giunta fino al big bang che originò l'universo, e Coyne invita la Chiesa cattolica a tenere il passo alla luce di una convinzione fondamentale e innovativa: "La scienza per un credente, comunque, non demolisce la fede ma la sprona".

Ma curiosamente padre Coyne aveva dichiarato nel 1993, subito dopo la ripresa del programma spaziale USA per i 500 anni della scoperta dell'America, che la Chiesa avrebbe dovuto addestrare dei missionari da inviare nello spazio per portare la parola di Dio ad eventuali extraterrestri. La dichiarazione suscitò enorme scalpore sulla stampa (il tg satirico Striscia la notizia ironizzò pesantemente) e venne criticata aspramente dall’astronoma scettica Margherita Hack, che ricordava cosa fosse successo agli indios americani quando i missionari al seguito dei Conquistadores erano sbarcati nel Nuovo Mondo con analoghe intenzioni. La replica ecclesiastica non si fece attendere. Il giorno dopo padre Coyne non solo negava che vi fosse vita nello spazio esterno al nostro, ma addirittura criticava le ricerche SETI in quanto "soldi buttati". Il 12 aprile 2001 l’idea è stata però ripresa, questa volta, dal Patriarcato ortodosso della CSI, in occasione della conferenza moscovita sull’uso civile dello spazio, ed in concomitanza con il 40° anniversario del primo volo spaziale russo. Il Patriarca russo chiedeva senza mezzi termini la costruzione di una "Gerusalemme stellare", una astronave-santuario orbitante nello spazio, che sarebbe diventata "un tempio per tutte le religioni" e per la cui realizzazione erano già stati raccolti fondi. Forti del fatto che la nuova stazione spaziale russa si sarebbe chiamata "Sant’Anastasia", dedicata cioè "alla patrona dei cosmonauti e di tutti quelli che amano lo spazio aperto"; convinti che i russi e gli americani avrebbero colonizzato Marte tra il 2016 ed il 2020 e che presto il cosmo sarebbe stato punteggiato di stazioni ed alberghi orbitanti, di villaggi galleggianti nello spazio, di colonie siderali per turisti, lavoratori ed astronauti, la Chiesa russa metteva le mani avanti, lanciando l’evangelizzazione dello spazio.

Estratto dal libro "UFO i dossier del Vaticano" di Alfredo Lissoni (Mir edizioni, in uscita a marzo 2002).


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