Gli UFO di Padre Grasso
Il 3 maggio 1981 il teologo padre Domenico Grasso, assai possibilista sulla vita aliena, rispondeva sulle colonne di Famiglia Cristiana ad una lettrice che scriveva: "Guardando una serie di film di fantascienza, trasmessi da TeleNova (emittente lombarda) e leggendo qua e là sulla possibilità di vita di extraterrestri, UFO, ecc., mi son posta un problema. Non sarà d'interesse scottante come la scala mobile, la peste bubbonica di questi scioperi continui, le elemosine di Sindona ai politici, ma penso che non sia peccato parlarne e gli ufologi mi ringrazieranno. Dunque, leggiamo nella Bibbia che Dio si è dato tanto da fare creando l'uomo e poi guidando il ricalcitrante popolo d'Israele. Infine ha mandato addirittura suo Figlio, Gesù, per salvare gli uomini. Tutto bene. Ma queste sono ancora e solo faccende (buone o brutte) di noi terrestri... E se Dio fosse dovuto intervenire così in altri pianeti abitati da esseri liberi, magari pasticcioni come noi, Gesù si sarebbe fatto crocifiggere per salvare anche loro?". Seguiva la firma, Dorien H. Rispondeva il sacerdote: "La comparsa degli UFO nel nostro cielo, supposto che non si tratti di fenomeni ottici, e le recenti scoperte delle sonde americane che fanno pensare alla possibilità della vita fuori dei nostro pianeta, pongono interrogativi anche ai teologi. Ma non si tratta di un fatto nuovo. Già Niccolò Cusano, cardinale (+1464), parlava della possibilità che i corpi celesti fossero abitati, non vedendo in ciò nessuna difficoltà per la fede. Al tempo di Galileo (+1642), invece, alcuni teologi avversarono tali teorie. Nel secolo scorso motti studiosi non solo ammisero la singolare ipotesi della vita umana fuori della terra, ma se ne fecero ardenti sostenitori. Padre Angelo Secchi, fondatore dell'Osservatorio dei Collegio Romano, nel suo libro Il sole sostenne come estremamente probabile che le stelle fossero abitate, sembrandogli assurdo pensare che spazi così enormi fossero vuoti, senza cioè un'intelligenza capace di dar gloria ai suo Creatore. Oggi l'ipotesi non trova alcuna difficoltà nella teologia. Tuttavia il lettore vede che essa implica dei problemi teologici non indifferenti, come quello della redenzione, e si chiede se quegli uomini ipotetici, nei caso avessero peccato, abbiano avuto bisogno che Cristo s'incarnasse nel loro mondo e morisse in Croce, come ha fatto per noi. La domanda è giusta e tocca il nocciolo stesso del problema. In quale situazione cioè, rispetto a Dio, si trovano gli uomini degli altri mondi, sempre nell'ipotesi che esistano? Naturalmente la prima cosa da dire sarebbe che anch'essi sono stati creati da Dio, e creati in vista di Gesù Cristo, per il quale tutto è stato fatto, come dice S. Giovanni, o nel quale tutte le cose hanno consistenza, come si esprime S. Paolo. Ciò supposto, possiamo pensare che essi, a differenza dell'uomo della Terra, non abbiano mai peccato, e perciò non abbiano avuto bisogno della redenzione. Si tratterebbe di una situazione veramente felice, come sarebbe stata la nostra se non ci fosse stato il peccato originale. Ma si può anche pensare che abbiano peccato come noi, e che Dio, per vie che noi non conosciamo, abbia loro applicato la redenzione operata da Cristo.
Quale di queste possibilità si sia verificata è impossibile dire. Una cosa però è certa: che un'anima religiosa accetterebbe volentieri un universo popolato da centinaia o migliaia di umanità, ognuna delle quali glorificherebbe Dio e Gesù Cristo alla sua propria maniera. Se un giorno c'incontreremo con gli extraterrestri saremo felici di unirci a loro in cieli nuovi e terre nuove".
Estratto dal libro "UFO i dossier del Vaticano" di Alfredo Lissoni (Mir edizioni, in uscita a marzo 2002).