Gli  Alieni secondo Padre Funes

 

A parlare era padre José Luis Funes, che aveva stupito le folle con una scottante affermazione: "Gli extraterrestri esistono e sono nostri fratelli", raccontava al giornalista scientifico Franco Foresta Martin (per il Corriere della sera del 13 giugno 2000, http://www.cun-italia.net/news/ newvatican.htm). Padre Funes, un gesuita argentino all’epoca di 36 anni, è un personaggio di grande rilievo: non ha soltanto due lauree (una in astrofisica ed una in teologia), è noto per avere osservato e fotografato (assieme a Michele Cappellari) le galassie S0-Sa nel maggio del '99, e soprattutto è stretto collaboratore di padre Coyne, il gesuita che segue il progetto SETI per conto del Vaticano. Funes fa parte del VATT (Vatican Advanced Technology Telescope), la sezione del Gruppo di Ricerca dell'Osservatorio Vaticano, di stanza a Tucson, Arizona, nell'ambito del progetto "Stargate". Del progetto fanno parte i gesuiti Richard Goyle, scienziato, e Chris Corbally, vicedirettore del Gruppo. Funes ha pubblicato uno studio basilare su Dischi galattici e galassie a disco (tema del convegno organizzato a Roma dalla Specola Vaticana nella Pontificia Università Gregoriana dal 12 al 16 giugno assieme a padre George V. Coyne, Enrico Corsini e Francesco Bertola dell'Università di Padova, maestro di padre Funes). "In una tipica galassia, un ammasso di cento miliardi di stelle, ci potrebbero essere moltitudini di pianeti gemelli della Terra, con esseri viventi come noi", ha dichiarato il giovane gesuita al Corriere della sera, esprimendo sì opinioni personali, ma pesanti come macigni. "Se, come io credo, essi esistono, possono essere considerati fratelli della creazione. Io penso che negli altri pianeti del sistema solare esistono solo forme molto primitive, come batteri o virus. Le civiltà evolute sono lontane, per ora invisibili e irraggiungibili, come gli angeli, anche essi fratelli della creazione".

 

 

 

Estratto dal libro "UFO i dossier del Vaticano" di Alfredo Lissoni (Mir edizioni, in uscita a marzo 2002).


Torna alla rubrica ET e il Vaticano