Paleoastronautica
Vestigia di Atlantide in GiapponeUna conferma dellesistenza di un continente scomparso?
Nellaprile 1997 lequipe di oceanografi diretta dal professor Masaki Kimura, geologo dellUniversità Ryukyu di Okinawa, ha scoperto nelle acque dellisola Yonagumi, nellarcipelago delle isole Ryukyu, i resti di unantica civiltà costituiti da piramidi, scalinate e palazzi.
Posti al largo del Mar delle Cina, nello stretto che collega il Giappone a Formosa e sommersi a 25 metri sotto il livello del mare, rappresentano per gli scopritori la testimonianza di una civiltà vissuta oltre 10.000 anni fa. Le costruzioni, di enormi dimensioni, hanno suscitato eccitazione e sgomento nella comunità archeologica internazionale. Le caratteristiche architettoniche di quella che può essere considerata una colossale struttura, di grandezza paragonabile a quella della piramide di Cheope, sono accostabili alle costruzioni mesopotamiche chiamate Ziggurat, piramidi a gradoni, tipiche dellarea medio-orientale. Non possono quindi essere associate a niente che abbia a che fare con le culture nipponica e cinese a noi note. In precedenza nessuno aveva fatto caso alla presenza di queste costruzioni ed il professor Kimura è stato il primo ad aver capito che la struttura non era opera della natura, bensì delluomo. Inoltre, nella stessa zona, ritrovamenti di altre costruzioni si sono aggiunti alla scoperta principale, a conferma che, sommerso a poche decine di metri sotto la superficie marina, un intero complesso architettonico era in attesa di essere scoperto e fornire una nuova chiave di lettura alla storia della civiltà orientale e mondiale. Al sito sottomarino si sono interessati anche il geologo Robert Schoch e legittologo John Antony West che erroneamente hanno considerato la struttura opera della natura. Ma Kimura ha replicato a queste affermazioni:Se i gradoni fossero il risultato dellerosione causata dalle correnti marine - ha dichiarato Kimura - lo stesso fenomeno sarebbe leggibile anche sulle rocce circostanti. La scoperta di ciò che sembra essere una strada che cinge lintero complesso, conferma che è solo opera delluomo. I due studiosi americani hanno quindi dovuto ammettere il loro errore, dopo che le immagini del complesso sono apparse su Internet.
Una piramide di 10.000 anni fa
Gli studiosi giapponesi sono attualmente in fermento in quanto le analisi e gli studi sembrano confermare che il complesso sottomarino di Ryukyu ha strette relazioni con le rovine precolombiane ed egiziane. Forse si trattava di un sito religioso e cerimoniale che non ha corrispondenze con nessunaltra architettura sacra dellestremo Oriente, e che si lega invece a siti archeologici presenti in altre parti del mondo. In particolare, lintero complesso sottomarino in quanto a progetto architettonico è sorprendentemente simile alla città Inca di Pachacamac in Perù. Il professor Kimura si dichiara convinto che il tutto è opera di un popolo molto intelligente con un alto grado di conoscenza tecnologica e di cui finora non avevamo nessuna traccia. Anche letà stimata del sito lascia perplessi; Teruaku Ishi, docente di geologia allUniversità di Tokio, sostiene che la Piramide sommersa potrebbe risalire almeno allottomila a.C. Come dire, più antica delle piramidi dEgitto. La corrispondenza architettonica tra le strutture sommerse di Okinawa e i templi egiziani, mesopotamici e mesoamericani pone sul tavolo le argomentazioni che gli studiosi di paleoastronautica hanno sino ad oggi avanzato e che molti archeologi solo ora iniziano a prendere in considerazione: vale a dire la presenza di una civiltà planetaria molto evoluta, antecedente il diluvio, Atlantide o la leggendaria Mu, (oppure ciò che i giapponesi chiamano la mitica Onogorojima) delle cui cultura pre-diluviana si trovano tracce nei monumenti megalitici sparsi un po' ovunque nel mondo. Il fatto che la Piramide di Ryukyu sia posta sotto il livello delle acque è un indizio consistente del fatto che la civiltà che la eresse scomparve con il diluvio.
La Cuzco del Giappone
Una civiltà che in un lontano passato dovette esercitare una grossa influenza su tutto il globo terracqueo. Non sono altrimenti spiegabili le notevoli analogie tra le costruzioni peruviane e boliviane e quelle giapponesi. Non è noto a molti infatti che anche in Giappone sono state ritrovate piramidi a facce levigate.
Il 19 ottobre 1996 una spedizione archeologica ha scoperto nel nord del Giappone, nellisola di Honsu, in località Hang sul monte Kasagi, una piccola piramide monolitica e simmetrica, versione in miniatura della piramide di Cheope. Formata da un unico blocco granitico, misura 4,40 metri di base per 2,20 di altezza e rappresenta un elemento architettonico del tutto sconosciuto in Giappone; sino ad oggi almeno. La piccola piramide giapponese non è la sola struttura apparentemente inconsistente con la classica architettura del Sol Levante. Molti dei lettori conosceranno le costruzioni peruviane della città di Cuzco con il suo Curichanca, il recinto doro, e la vicina Sacsayhuaman ancora caratterizzata da lunghe file murarie. Lingegneria inca era contraddistinta dalla capacità di saper assemblare blocchi monolitici e giganteschi con una tecnica ad incastro che non ha corrispettivi validi in epoca moderna. Queste costruzioni hanno vinto la sfida del tempo, superando anche forti eventi sismici, pur essendo costruite senza alcun cementificante. Il segno di una tecnica superiore ancora oggi enigmatica. Il sistema ad incastro non è solo prerogativa del centro-sud America. Le piramidi e i templi egiziani, la piattaforma del tempio di Baalbek in Libano, le fondamenta del tempio di Gerusalemme, oggi visitabili dalla parte cristiana della città sacra presentano la stesse caratteristiche, da molti ricercatori addebitabili ad una cultura antecedente il diluvio, in un periodo compreso tra il 10.000 e il 15.000 a.C.. Peculiarità incredibilmente presenti nelle mura di cinta del palazzo imperiale di Tokio, anchesse formate da blocchi monolitici perfettamente incastrati luno nellaltro, come per le costruzioni inca e caratterizzate dalla medesima tecnica ingegneristica. Tra i resti del palazzo è stata inoltre trovata una piccola porta, versione in scala ridotta della Porta del Sole di Tiahuanaco in Bolivia, e come questultima sovrastata da un idolo il cui originale è stato distrutto dai bulldozer durante gli scavi. È una statua, per stile, assimilabile agli idoli a tutto tondo peruviani.
I monoliti nipponici
Se le recenti scoperte archeologiche hanno rivelato incredibili corrispondenze con monumenti americani, medio-orientali e egiziani, colpisce il fatto che anche larchitettura bretone e celtica trovi i suoi corrispettivi in Giappone. Nella foresta di Nabeyama sono stati rinvenuti, sempre nel 1996, due Menir affiancati, elementi del tutto sconosciuti alla cultura giapponese. Si è appurato che i megaliti dellantica cultura neolitica europea e bretone in particolare avevano lo scopo di segnalare, come un vero calendario astronomico, i principali eventi astronomici, dalle eclissi ai solstizi, e su questi le popolazioni scandivano il loro ritmo di vita. Studiosi di paleoastronautica sapranno che il principale tempio megalitico bretone, Stonehenge, ha unorigine ancora oscura e la sua data di costruzione viene continuamente anticipata. Anche in Egitto è stata scoperta, proprio questanno, una struttura simile, risalente al 7000 a.C., formata da monoliti di 3,6 metri diametro e oltre 2 metri daltezza disposti in circolo e perfettamente allineata nord-sud, est-ovest e con il solstizio destate. Il fatto che queste costruzioni siano presenti in luoghi così distanti anche culturalmente, soprattutto per quanto riguarda il Giappone, riconduce alle stesse ipotesi formulate per le costruzioni piramidali nipponiche. Una cultura sviluppata ha agito da impronta a livello planetario in un lontano passato, per poi sparire improvvisamente.
La radice comune
Se queste costruzioni si trovassero in Perù o in Bretagna, nessuno avrebbe dubbi sulla loro origine. Che significato dare a queste perfette corrispondenze? La risposta deve per forza di cose considerare che America, Asia ed Europa furono in un lontano passato legate da una cultura estremamente evoluta. La presenza in terra giapponese di questo tipo di architettura è conferma che Atlantide deve essere realmente esistita e che estese il suo dominio anche in Estremo Oriente o quanto meno influenzò con la sua conoscenza le popolazioni vicine. E un dato di fatto che sta emergendo con forza grazie alle nuove scoperte, molto più di quanto ancora gli archeologi siano pronti ad ammettere. Come si spiegherebbe altrimenti lesistenza in Giappone di elementi atipici alla cultura estremo orientale, ma perfettamente inseribili in contesti culturali così lontani quali quelli pre-colombiani, medio-orientali ed europei? Se il Giappone nella sua storia conosciuta mai venne a contatto con queste popolazioni, dove va cercata la radice comune? Probabilmente in una realtà cancellata dalle acque devastarici di una catastrofe di 10.000 anni fa, che solo ora sta restituendoci unantica memoria storica sepolta nel buio dei secoli.
Box - La Lemuria di Francis Drake
Che il Giappone facesse parte, migliaia di anni fa, di un antico impero scomparso, era già stato ipotizzato nel 1968 da W. Raymond Drake nel suo libro "Spacemen in the Ancient East", in cui il Sol Levante viene inserito allinterno del continente di Lemuria. Drake scrive che i primi coloni del Giappone erano uomini di razza bianca, custodi della conoscenza lemuriana. La bandiera del sole nascente, simbolo del Giappone, rappresenterebbe ancora il sacro simbolo di Lemuria. Come gli Indù, i Cinesi e gli Egiziani, i Giapponesi hanno avuto ben dodici dinastie di imperatori divini - afferma Drake - che hanno regnato per 18.000 anni, suggerendo una dominazione di origine cosmica. Gli etnologi sono concordi sul fatto che i primi antenati dei Giapponesi erano uomini bianchi che soggiogarono gli autoctoni Ainu, oggi quasi del tutto scomparsi, iniziando così la stirpe Yamato. Analisi linguistiche suggeriscono che la lingua giapponese ha affinità con il babilonese. A conferma che non sono i soli monumenti a fornire le tracce di una radice culturale comune di epoca antidiluviana tra le popolazioni dellantichità.
(Ricerche a cura di Adriano Forgione)